È il 1868. Un neonato viene depositato alla ruota della Pietà di Venezia, accompagnato da un biglietto manoscritto come segnale di riconoscimento. Angelo – questo il nome che gli verrà assegnato – sarà dato in affidamento a una famiglia contadina di Noventa di Piave, dove crescerà senza evidenti problemi, ma con il marchio interiore di “figlio di nessuno”. Divenuto adulto, si metterà sulle tracce della madre e saprà che anche lei lo ha cercato. Nel frattempo la sua vita procede felicemente: Angelo sembra baciato dalla fortuna e riesce ad avviare un’attività propria, prima che la grande guerra sconvolga l’esistenza tranquilla della sua famiglia. Al termine del conflitto, ormai cinquantenne, Angelo riprenderà a interrogarsi: resterà per sempre “figlio di nessuno”? Questa in sintesi la trama del bel romanzo della scrittrice Simonetta Cancian, che lo ha presentato nell’ambito delle attività della Sezione FIDAPA BPWITALY di San Donà si Piave. L’intervento di Simonetta Cancian è stato moderato dalla storica del territorio, la dott.ssa Chiara Polita, che ha usato la tecnica dell’intervista all’autrice, sollecitandone riflessioni e approfondimenti sul significato della vicenda con note autobiografiche perchè ogni storia è anche biografia, e porta in sè il segno di chi racconta. Interessante l’intervento della presidente dell’Istituto della Pietà di Venezia, cav. Laura Faccini, che ha narrato le vicende storiche che hanno interessato nei secoli il Pio Istituto veneziano, ancora operante con iniziative rivolte al benessere e alla salvaguardia di donne e di minori in difficoltà.