La Sezione di Verona Est sarà protagonista dal 5 al 9 luglio prossimo di un evento che sancirà la comunanza di cultura ed amore per l’arte delle socie veronesi con le socie siciliane. Un incontro che andrà a suggellare un patto di amicizia già intercorso lo scorso anno quando un gruppetto di socie di Verona Est, una socia di Verona Centro e una socia di Bologna, sono intervenute ad un Convegno Distrettuale siciliano ai primi di giugno 2016, ed hanno assistito a due tragedie nel teatro greco di Siracusa, oltre a visitare i gioielli Unesco dell’isola. Così sono tornate a Verona con la promessa di ricambiare l’anno successivo con un analogo Convegno a Verona, sede dell’Arena, tempio della lirica, dall’impegnativo titolo: “QUANDO LA TRAGEDIA INCONTRA LA LIRICA”. Pur non volendo fare in questa sede un commento che vada oltre la notizia, non si può tuttavia non ricordare che già il grande filosofo tedesco Friedrich Nietzsche nel 1872 con “La nascita della tragedia dallo spirito della musica”, aveva già considerato questo parallelismo come due aspetti che ricorrono nel mondo greco, l’apollineo e il dionisiaco. Secondo l’interpretazione classica, l’arte greca è equilibrio, armonia e misura, rappresentata da Apollo dio della luce, contrapposto al caos, all’irrazionalità dei riti dionisiaci. Questa serenità ‘olimpica’, espressa dagli Dei greci, secondo Nietzsche è falsa e parziale, perché occulta e quasi ‘esorcizza’ l’altro fondamentale aspetto della civiltà ellenica, il dionisiaco, la vitalità scatenata che non conosce limiti e misure, che si esprime nella musica, dove la potenza del suono evoca l’istinto, la vitalità, il rapimento, le forze caotiche e primordiali della natura. Nella danza senza controllo dei riti dionisiaci, i suoi adepti simboleggiano il processo eterno della natura, l’alternarsi della distruzione e della rinascita. Aristotele afferma che la tragedia nasce nel Peloponneso dal ditirambo, un canto corale in onore del dio Dioniso, che veniva eseguito sotto l’ispirazione del vino. Quindi Apollo e Dioniso, pur in contrasto tra di loro, si compenetrano e si completano. Secondo Friedrich Nietzsche ad un certo punto queste due categorie si fondono nella tragedia attica, in cui il coro musicale rappresenta il dionisiaco e il dramma scenico l’ apollineo; quest’ultimo tuttavia nella tragedia non simboleggia semplicemente la razionalità greca, ma anche la sofferenza della vita, il dolore che l’ebbrezza dionisiaca porta con sé, che nasce appunto dallo spirito della musica, che ha la capacità di trasformare in arte tragica il mistero del dolore universale. La tragedia rende accettabile la vita elevandone i contenuti in un ambito superiore ed eroico, quello dei capolavori di Sofocle ed Eschilo. Il miracolo attico, che sintetizza in modo sublime l’ apollineo e il dionisiaco, è destinato alla decadenza con Euripide, il quale introduce l’ elemento intellettualistico e morale. Euripide, in definitiva, si rende conto che il pubblico non vuole più rivivere emotivamente nella tragedia la sintesi di apollineo e dionisiaco, ma pretende una spiegazione razionale, ossia vuole capire. Dietro Euripide c’è Socrate che vuole spiegare la realtà, pensando che essa sia comprensibile e perciò dominabile dalla ragione. Per questo Socrate è il padre del razionalismo moderno: egli pensa che esista la verità, in un senso oggettivo e che questa sia coglibile dalla ragione. E’ il padre della modernità con le sue illusioni: il progresso, il dominio sulla natura e sugli istinti, l’uguaglianza. Socrate mortifica gli istinti, rende il corpo prigioniero della ragione e di una morale artificiosa di cui l’uomo è schiavo. Sarà Platone a fare l’ultimo passo, proseguendo sulla strada tracciata da Socrate: egli darà sostanza ontologica a quelle illusioni, creando un mondo metafisico al di là del nostro, che segnerà per sempre il destino del pensiero della civiltà occidentale. E’ questo il cosiddetto illuminismo greco, che occulta la dimensione tragica dell’esistenza, pretendendo di imporre al mondo una visione valida una volta per tutte. Questa strada, che guarda a mondi metafisici atti a salvare l’uomo, prosegue poi con il cristianesimo e con le teorie egualitarie della Rivoluzione francese. A questo punto possiamo far rivivere ciò che si è perso ? Sì, sostiene Nietzsche, è con la musica di Wagner, a cui è dedicata” La nascita della tragedia dallo spirito della musica” che si può ripetere il ‘miracolo greco’. Opera interessante, che ha suscitato molte critiche, ma anche molti consensi. (I.C)