Mercoledì 26 Febbraio 2014 presso il Circolo Culturale A. Rosmini, via Dordi 8, a Trento, il dr. Guido Laino ha tenuto per la FIDAPA alla presenza della Presidente di sezione Luisa Fronza, una conferenza interessantissima dal titolo “Leggere, scrivere, raccontare, raccontarsi: la letteratura è un passatempo?” Conferenza, sì, ma soprattutto comunicazione efficace ed incontro coinvolgente! Il relatore, laureato in lingue e letterature straniere, con un dottorato in letteratura americana, con esperienze di lavoro in Italia e all’estero, ha inteso cercare una risposta alle molte domande connesse con la lettura e la scrittura:
– Che cosa ci spinge a leggere le storie raccontate da altri o addirittura a scrivere le nostre?
– Che cosa ci conduce a passare del tempo – anche molto tempo – in compagnia di un libro, seppure con modalità, ruoli e dedizioni differenti?
Scegliendo la forma più naturale per questo argomento, il dott. Laino ha letto passi da libri italiani e stranieri, partendo da Fahrenheit 451 di Bradbury (su cui egli ha recentemente pubblicato un saggio che fa parte di un volume uscito negli Stati Uniti). Questo libro ormai molto famoso parla di un mondo in cui si bruciano tutti i libri: una donna si lascia bruciare insieme con i propri, rifiutando di uscire di casa per non separarsene. Ma allora, ha chiesto il relatore, se qualcuno è disposto a morire pur di non separarsi dai libri, che cosa ci spinge a leggere? E che cosa ci spinge a scrivere?
Altre voci di scrittori sono intervenute attraverso le letture – brevi, intense ed efficaci – che il dott. Laino ha proposto facendo risaltare i molti motivi per cui si scrive e si legge, come anche i diversi atteggiamenti con cui si fanno entrambe le cose. Il discorso si è così dipanato tra letture, collegamenti, pensieri, anche statistiche su libri letti e libri pubblicati, considerazioni sui molti scrittori che non leggono.
Vitaliano Trevisan, a chi gli chiedeva “Perché scrivi?”, rispose con un’altra domanda: “E tu perché respiri?” Di qui una prima affermazione implicita: la scrittura può essere una necessità vitale, quindi insopprimibile.
E la lettura? E.M. Cioran, scrittore rumeno, afferma che un libro deve cambiare la vita, deve smuovere qualcosa in chi legge, lasciare un segno: come una ferita!
E lo stesso Cioran di sé scrittore dice “Scrivo per liberarmi dalle ossessioni”.
Dostoevskij in Memorie del sottosuolo dice che “essere troppo coscienti è una vera malattia”: chi scrive perché non ne può fare a meno ha una sensibilità che non si può tenere a freno, che deve necessariamente sfociare nell’atto della scrittura, pena una condizione di malessere.
Ed ecco ancora, attraverso altri passi letti ed altre evocazioni (l’anonimo di Le mille e una notte, Cervantes, Salinger, Melville, Kafka, Borges, Manganelli…) la conferma di quanto lo scrivere – o l’alternativa orale, il raccontare – possa essere vitale, fondamentale, addirittura un lusso. Scrivere è operare una ricerca, cercare di fare chiarezza in sé, di aprire porte al di là delle quali la mente e l’animo di chi scrive e poi di chi legge possono raccogliere, arricchirsi.
A questo punto, qualche doverosa considerazione critica è andata ad alcuni scrittori attuali, che sfornano continuamente libri in quantità industriale, la cui produzione non può corrispondere se non ad esigenze puramente commerciali.
L’incontro con il dott. Laino è stato davvero piacevole e coinvolgente, come si è capito anche dagli interventi del pubblico, che hanno fatto scaturire conferme, atteggiamenti diversi di fronte a lettura e scrittura, ma sempre amore per la letteratura.