Un interessante incontro della sezione Bpw bellunese, nel secondo anno di presidenza Bolla, ha avuto per titolo “Dipendenze tecnologiche: dallo shopping all’”infosurfing”. Relatrice, la dottoressa Amalia Manzan, psichiatra, dal 2005 responsabile del Servizio dipendenze dell’ULSS 1 di Belluno, specializzata in tossicologia medica. Essa si interessa, inoltre, degli aspetti neurobiologici e in particolare di quelli neuroetici, come i meccanismi della scelta.
Nel corso della sua presentazione, la dottoressa Manzan, con l’ausilio di slides, ha trattato le nuove forme di dipendenza che nascono nel mondo di Internet. La rivoluzione tecnologica, soprattutto relativa alle comunicazioni, ha portato grandi benefici; ha semplificato e contemporaneamente arricchito la possibilità di esperienze, seppur virtuali, di conoscenze e di comunicazioni. La stessa rivoluzione sta modificando perfino alcune esperienze emotive e, come il multitasking, si riflette anche sulle nostre modalità cognitive. Tra queste possibilità date da Internet, ce ne sono alcune che hanno inoltre un potenziale particolare: la capacità di instaurare un legame stretto tra l’utente e l’utilizzo di mezzi tecnologici, aprendo la strada all’abitudine, se non all’abuso e alla dipendenza. In particolare, per l’utenza femminile, aumentano le attività online come lo shopping, le chat, i social network e l’infosurfing. Esse appassionano, gratificano, aumentano le conoscenze, la contrattualità e l’esercizio della propria autonomia e socialità. Tuttavia esiste anche il rovescio della medaglia: esse possono anche rappresentare un rapporto che esclude, via via, parti rilevanti della vita reale. La consapevolezza delle grandi possibilità e prospettive di questi strumenti, ma anche degli eventuali rischi ad esse connessi, è essenziale per utilizzare al meglio la realtà virtuale. L’argomento ha appassionato le socie ed il pubblico in sala, confermando, una volta di più, quanto la tecnologia si sia impossessata di parti rilevanti della nostra vita: telefonare, navigare su Internet, fare shopping, chattare… Ormai è imperativo (o inevitabile) essere sempre “connesse”, fino ad avere Wikipedia al posto della nostra memoria…!