Si è tenuta mercoledì 22 Gennaio 2014, presso la sede del Circolo Culturale Rosmini, a Trento, la conferenza dal titolo “La Commedia dell’arte o Commedia all’improvviso“. Relatrice la prof.ssa Maria Teresa Perasso, ex insegnante di materie letterarie nella Scuola secondaria di primo grado, lettrice la signora Giovanna Laudadio, bibliotecaria presso la Biblioteca comunale di Trento.
La conferenza è stata preceduta, negli anni scorsi, da altre due (“Origine del Teatro e sua prima forma: la tragedia greca” e “Origine della commedia”), tenute entrambe dalla stessa relatrice, socia FIDAPA ed appassionata di storia del teatro. Scopo dell’incontro era far conoscere meglio la Commedia dell’Arte, che di solito viene identificata dall’improvvisazione e dalle maschere, ma che invece ha introdotto molte altre innovazioni rivoluzionarie nella pratica teatrale. L’esposizione ha preso le mosse dalle vicende della commedia dopo il tramonto della sua forma classica, la parentesi medievale e la riscoperta, a livello accademico, del Quattro-Cinquecento, quando gli attori erano dilettanti (raffinati accademici, studenti) e tutti uomini anche nelle parti femminili, come nell’età classica. Ma essendo la Commedia dell’Arte un fenomeno popolare, da quali elementi possiamo conoscerne l’inizio? Si può indicarne la data di nascita con il 25 Febbraio 1545 giorno in cui un gruppo di attori stipula un contratto alla presenza di un notaio in Padova per “formare una fraternal compagnia allo scopo di recitar commedie di loco in loco per guadagnar denaro”. Questo contratto vede dunque sorgere una compagnia teatrale che vuole vendere il prodotto scenico di piazza in piazza. Nasce quindi la figura dell’attore professionista che va in tournée, esattamente come oggi. Del resto, la parola “arte” nella denominazione di questo tipo di commedia va intesa proprio nell’accezione medievale e rinascimentale di mestiere, professione. Eredi degli ultimi montimbanchi medievali, questi nuovi attori puntano moltissimo sulla fisicità, ossia sulle agili movenze di tutto il corpo per una presa immediata sul pubblico. Legati a questa necessità sono anche gli argomenti che prendono vita sulla scena, peraltro già presenti fin dalle origini e qui particolarmente accentuati: scambi di persona, equivoci, travestimenti, vicende amorose, oscenità, facezie triviali, doppi sensi, allusioni. Un’ulteriore grande innovazione della Commedia dell’Arte è stata la presenza in scena delle donne attrici, che hanno donato naturalezza e concretezza allo spettacolo.
L’improvvisazione poi, semplificò il lavoro dei teatranti i quali, in assenza di copioni e basandosi solo su brevi intrecci (“canovacci”) improvvisavano le battute ed erano indotti ad interpretare sempre lo stesso ruolo, quello più consono alla personalità di ciascuno. A questa specializzazione di ogni attore in un tipo fisso ben si confà l’uso delle maschere, le quali esaltavano caratteri presenti nelle commedie fin dalle origini: l’avaro, il saccente, il servo furbo, quello sciocco e bastonato, ecc ecc.
Ogni personaggio della Commedia dell’Arte parlava il dialetto della propria regione o un linguaggio buffamente infarcito di parole straniere. Questo nuovo plurilinguismo, opposto all’italiano toscaneggiante della commedia dotta rinascimentale, fu additato come inquinante dai dotti accademici tradizionalisti, così come il contenuto spesso osceno fu accusato di immoralità dagli ecclesiastici. La lettrice Giovanna Laudadio ha fatto ascoltare ai presenti diverse voci degli uni e degli altri. Infine ha letto frammenti di annotazioni di attori, alcuni passi di canovacci ed esempi tratti da formulari di battute standard (i cd. generici). L’esposizione è stata accompagnata dalla proiezione di alcune slides illustrative.
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