«La signora della casa» nell’Antico Egitto
Sabato 26 Maggio 2018, ore 15:00, al Museo Civico di Storia Naturale, si è svolto l’incontro con la dott.ssa Alessia Fassone, curatrice del Museo Egizio di Torino, in una conferenza dal titolo “La signora della casa. La donna nell’Antico Egitto”.
Secondo appuntamento con la cultura, organizzato dalla FIDAPA BPW Italy – Sezione Verona Centro (presidente Anna Giovannoni) che nell’ambito del tema nazionale identifica le ricchezze e i valori della cultura come un patrimonio da condividere e diffondere. A Gennaio, difatti, il dottor Cristian Greco – direttore del Museo Egizio di Torino – era stato ospite di questa Sezione in un incontro sul senso dell’immortalità nell’Antico Egitto.
Come ha introdotto la dott.ssa Fassone, «La civiltà egiziana aveva un occhio speciale per la figura femminile, che aveva un ruolo centrale dal punto di vista sociale ed economico e politico». Argomenti, quindi, sempre molto attuali che si è abituati a trattare anche ai giorni nostri.
Perché la donna veniva identificata come “la signora della casa”? Il motivo è molto semplice: oltre che, nell’Antico Egitto, essere considerate delle vere e proprie padrone della casa, le donne rappresentavano un pilastro importante a cui faceva affidamento tutta l’amministrazione della casa compresa l’economia domestica. Ciò stava a significare che coordinare tutti gli elementi per la gestione di una casa comprendeva, nei casi in cui vi era una certa ricchezza e un certo tenore, una servitù, dei terreni, delle coltivazioni, l’allevamento del bestiame. Si parla di un’economia di scambio con beni materiale, capre, oggetti in legno tessuti e non di denaro – il quale arriverà molto dopo.
Ma la figura femminile si riscontra particolarmente nelle arti figurative. Dove? Nelle tombe e nei tempi, nei quali la donna non solo non poteva essere dipinta “brutta” – riesce difficile immaginarsi un ritratto fatto male di regine o sacerdotesse – ma la bellezza era considerata un vero e proprio culto dagli antichi egizi. Certamente si parla di una figura stereotipata – non erano certo immuni a rigidi canoni, dal momento che l’arte egiziana tende all’armonia – nella quale bellezza e ciò che oggi potremmo definire come “pratico” e “comodo” di rado andavano di pari passo.
Non sempre, comunque, risulta facile trattare di questi argomenti. Ciò dipende dal fatto che si ha a che fare con la storia delle persone, che si tenta in qualche modo di ricostruire attraverso gli oggetti e gli scritti rinvenuti – gli egiziani scrivevano tantissimo, ovunque e l’arte egiziana ci è stata tramandata soprattutto dai testi.
L’arte, tuttavia, nell’Antico Egitto, assumeva un significato magico e lo acquisiva attraverso i geroglifici. Le statue nelle tombe facevano sì che i morti avesse
ro un corpo in cui rinascere. E qui la parità tra uomo e donna è evidente, in quanto ad altezza venivano rappresentati nello stesso modo.
Un tema che si riscontra moltissimo è l’aspettare l’amata davanti al portone – l’attesa dell’arrivo del fidanzato, dell’amato. La donna quindi diventa protagonista della poesia, a cui viene data voce parlando in prima persona. C’era anche possibilità di fare carriera, anche attraverso un “buon matrimonio”.
Ruolo centrale della donna anche per quanto riguardava la crescita dei figli – i quali in qualche modo dovevano innanzitutto cercare di superare i primi cinque anni di vita a causa di malattie di vario tipo.
Una figura femminile dunque che assumeva un’importanza a trecentosessanta gradi, dalla gestione familiare a quella domestica e politica e sociale.
Serena Mazzurana, Referente per la Comunicazione della Sezione Verona Centro