Ferrara: Cerimonia di chiusura anno sociale 2013-2014

danza rossoVenerdì 6 giugno 2014, nel giardino del Palazzo cinquecentesco in cui ha sede l’Hotel Duchessa Isabella, ha avuto luogo la serata conclusiva dell’anno sociale 2013/14, della Sezione FIDAPA di Ferrara.

Con una breve presentazione alle Socie e ai graditi ospiti, delle attività svolte nell’anno e l’elencazione di quelle che dovranno ancora concludersi, la Presidente ha aperto la serata introducendo gli intervenuti, alla seconda parte dell’attività, realizzata propriamente per le socie, relativa alla conoscenza della danza orientale, antica forma rituale ispirata alla natura e ai suoi ritmi.

Un incontro-spettacolo, allietato dalle coreografie della Scuola di danza orientale Saadi, diretta da Rita Scoccia, ricco di tradizione e cultura, idoneo a favorire la convivialità, a rinsaldare l’amicizia e a rinnovare lo spirito di appartenenza all’Associazione. Ha tracciato le origini storiche e ha presentato la Scuola di danza, la promotrice dell’iniziativa, Raffaella Scolozzi, Socia della Sezione.

Nata come danza propiziatoria della fertilità, la danza orientale, in occidente chiamata impropriamente   “danza del ventre” affascina e coinvolge con le sue movenze sensuali e misteriose da millenni: storia di una pratica antichissima che affonda nelle origini della civiltà. Alcuni studiosi ne collegano la nascita ai ritrovamenti di piccole statue “dal ventre fertile” databili a 20 mila anni fa, come la Venere Laussel, un modello primordiale di fertilità e femminilità dai fianchi larghi. Ma la maggior parte degli esperti ne attribuisce l’effettiva origine alle cerimonie religiose praticate dalle donne dell’antica Mesopotamia in onore alla dea-madre. A lei si rivolgevano le sacerdotesse attraverso danze propiziatorie, per invocare la fertilità della terra e del ventre femminile. Le movenze cercavano quindi di imitare le forme e i ritmi della natura, come le onde del mare, le fasi lunari, l’uovo o il serpente, il cammello.Le movenze sinuose del bacino e dell’addome simulavano l’atto della procreazione al fine di propiziare la fertilità che avrebbe assicurato la discendenza e quindi la sussistenza del popolo. Tale rituale si estese anche in Egitto, dove la danza ebbe una valenza socio-religiosa e venne praticata nei templi delle dee Iside, Ishtar e in seguito Venere. Col tempo il carattere religioso della danza egizia si trasformò in una forma di intrattenimento, perfezionato dall’accompagnamento di musicisti. gruppo azzurro

La danza orientale divenne quindi l’attrazione principale di feste e banchetti. Tradizione che ancora oggi caratterizza le cerimonie arabe in occasione dei matrimoni, attingendo alle vecchie origini, come di buon auspicio per la nuova coppia e la sua futura prole. I viaggiatori occidentali che si recavano in oriente nel XIX secolo, le prime volte che videro le danzatrici orientali esibirsi, furono talmente impressionati dai movimenti isolati dell’addome e del bacino che cominciarono a chiamarla “danza del ventre”. E’ facile comprendere  come dall’Ottocento, con il passare del tempo, attraverso l’incontro con la cultura occidentale, questa danza sia stata associata alla provocazione sessuale e quindi snaturata, interpretata in una chiave lasciva, sottovalutata e non apprezzata come una vera e proprio arte al pari di altre. Dopotutto non sorprende se si pensa alla cultura occidentale ottocentesca, puritana e bigotta. Nel periodo vittoriano, ad esempio, gli inglesi coprivano addirittura le gambe dei tavoli, vedendo il pruriginoso nelle più svariate manifestazione della vita. Quest’idea di una danza provocante e altamente seduttiva si protrasse nelle menti occidentali anche successivamente. Un retaggio che continua, purtroppo, a perpetrarsi e difficile da togliere.

Lo spettacolo di danza che è seguito, messo in scena attraverso figurazioni tipiche della tradizione araba, inserite tra elementi coreografici di origine egiziana, turca e greca, ha evidenziato la giocosità della rappresentazione fondata su uno studio accurato delle tecniche della danza e su una pratica affinata con anni di lavoro profondo e rigoroso, nel desiderio di valorizzare l’essenza più intima della cultura del Mediterraneo: luogo di accoglienza, di calore e fecondità. Diverse le coreografie proposte: la danza con gli oggetti (anfora, bastone) nel richiamo continuo agli elementi simbolici della natura. Nella coreografia dell’anfora si fa riferimento alla simbologia dell’acqua elemento costitutivo del nostro corpo e della sua purificazione, ma anche legata a sensazioni di piacere e benessere: rimandano all’acqua tutti i movimenti fluidi ed ondulatori della danza ( i cerchi con il bacino, il serpente, le onde). Alla terra si rifà, invece, la danza col bastone. Eseguita ai giorni nostri, questa danza, mantiene la sua duoprerogativa grintosa attraverso la riproduzione di alcuni elementi bellici, originari della danza riservata ai maschi, quali la rotazione e lo sbattere a terra del bastone da parte della danzatrice; viene inoltre valorizzato l’aspetto acrobatico del bastone stesso, non è insolito utilizzarne due contemporaneamente. Allo stesso tempo, la danza delle donne, viene arricchita di grazia ed allegria enfatizzando la contrapposizione del bastone, simbolo da sempre dell’universo maschile, alla morbidezza e sinuosità femminile. Tutti i  movimenti dimostrano il radicamento alla terra, basilare per queste forme di danze, i cui passi vengono eseguiti sfruttando al massimo la forza gravitazionale e con i piedi ben aderenti al terreno, oppure con il tallone leggermente sollevato da terra. Caratteristici sono i “piccoli salti” nella danza, eseguiti in modo da scaricare verso il basso l’energia del corpo, dimostrando che è impossibile staccarsi dalla “madre terra”. Il costume tradizionale usato dalle donne prevede una cintura oppure la sciarpa attorno i fianchi ed un classico foulard in testa.

E mentre, al calar della sera, i colori del paesaggio circostante si fondevano a quelli sgargianti dei costumi, al ritmo incalzante delle percussioni, cui seguiva l’armonia misurata del gesto, si imprimevano nelle mente immagini di mondi lontani, seppure nella vita quotidiana così vicini. E ancora una volta le domande di sempre apparivano senza risposta.  Cosa si nasconde dietro lo sguardo di una donna araba che danza facendo tintinnare i cimbali d’ottone che le cingono la vita? Quali sono i segreti dei cinque movimenti della danza con cui Salomé incantò Erode?

Il suo fascino conturbante e allusivo, sensuale ma velato possiede ancora una scintilla di magia di quel mondo orientale che ha acceso la fantasia del nostro immaginario, che non è solo un’esposizione tecnica della danza orientale, ma lancia un lungo, profondo sguardo nel mondo femminile della società araba.

   sala

                                                                  Nelle immagini alcuni momenti della seratapresidente 2

 

   

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